Nel “il fisco” n. 28 del 2024, Pierpaolo Maspes e Raffaele Corso osservano che il rapporto tra le disposizioni che presiedono al funzionamento del diritto alla detrazione dell’IVA e le disposizioni che prevedono l’assoggettamento a IVA di determinate prestazioni di servizi gratuite potrebbe sollevare il dubbio che la disciplina IVA applicabile a queste ultime sia per certi versi “ingannevole”. Può capitare, infatti, nella pratica, che il diritto alla detrazione dell’IVA pagata in relazione a determinate spese sostenute per l’esecuzione di prestazioni gratuite che assolvono a finalità imprenditoriali e che sono conseguentemente escluse da IVA venga disconosciuto dall’Amministrazione finanziaria, così reintroducendo dalla finestra l’onere impositivo che, con l’esclusione da IVA, era stato fatto uscire dalla porta. Si ritiene che tali limitazioni del diritto alla detrazione non siano condivisibili e che l’esclusione da IVA non sia, quindi, una “promessa da marinaio” del legislatore.
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